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La Custode delle storie: pensieri e parole intorno ai libri e alla buona Letteratura

Questo spazio è una finestra sui miei pensieri intorno alla Letteratura per l'infanzia e l'adolescenza e vuole essere un luogo di libera riflessione rispetto a tutto ciò che riguarda l'editoria per l'infanzia contemporanea e la promozione della lettura e della Letteratura... comprese luci ed ombre.
Augurandomi che sia per voi interessante intrecciare i vostri pensieri con i miei, vi auguro buona lettura...

Iela Mari: la maestra del “silenzio”.

I libri di Iela Mari sono classici, nel senso che ci stanno ancora davanti. Pensati e realizzati più di quarant’anni fa, ci guardano dal futuro e per il futuro, come dice Calvino, e continuano ad essere una pratica di fedeltà e rispetto alla mente bambina, che del futuro è il luogo d’elezione.

(Giusi Quarenghi)

Caro lettore e cara lettrice,

siamo nella Milano a cavallo tra gli anni ’60 e ’70.

In quegli anni tumultuosi e allo stesso tempo ricchi di fermento creativo, si affaccia nel panorama dell’Editoria per bambini e ragazzi italiana Iela Mari1: Iela per Gabriela, Gabriela per un Gabriele mancato, un’identità che si nasconde tra le pieghe di un nome sempre confuso, sbagliato, equivocato e una data di nascita ancora oggi sconosciuta.

A lei dobbiamo i primi wordless picturebook italiani di sempre: li realizzerà tra il 1960 e il 1980 entrando a pieno diritto nell’Olimpo di quei Guardiani dell’Infanzia che hanno fatto la storia della Letteratura per bambini e ragazzi.

Il suo viaggio inizia nel 1960, quando Bompiani pubblica “La mela e la farfalla“, realizzato da Iela e suo marito Enzo Mari (affermato graphic designer) e da cui ne seguiranno soltanto altri 7 (alcuni in collaborazione con Enzo Mari e altri a firma autografa), ma sufficienti a connotarne l’eccellenza.

  • Enzo e Iela Mari, La mela e la farfalla. Bompiani, 1960
  • Iela Mari, Il palloncino rosso. Emme Edizioni, 1967
  • Enzo e Iela Mari, La mela e la farfalla. Emme Edizioni, 1969
  • Enzo e Iela Mari, L’uovo e la gallina. Emme Edizioni, 1969
  • Iela Mari, L’albero. Emme Edizioni, 1973
  • Iela Mari, Animali nel prato. Emme Edizioni, 1974
  • Iela Mari, C’era una volta il riccio di mare. Emme Edizioni, 1974
  • Iela Mari, Il tondo. Emme Edizioni, 1974
  • Iela Mari, Mangia che ti mangio. Emme Edizioni, 1980

Libri importanti, senza parole (o quasi, se pensiamo a Il tondo e a C’era una volta il riccio di mare), albi che non conoscono il tramonto, storie senza fine.

Tutti i libri di Iela Mari sembra partano da zero per dare forma solida alle figure della mente, in particolare quella dei bambini. Il palloncino rosso esce nel 1967 (annus mirabilis dell’editoria italiana per bambini) grazie all’incontro (forse non del tutto casuale?) con una casa editrice storica, nata nello stesso periodo: la Emme Edizioni di Rosellina Archinto. In quel momento, il libro piace agli editori stranieri più di quanto non piaccia a quelli italiani, che non percepiscono la portata delle scelte operate dalla Emme nel promuovere in Italia tipologie di libri sconosciute ai più, cioè il picturebook e il wordless picturebook.

In punta di piedi…

Nel suo lavoro di ricerca espressiva, «c’è il silenzio di un’artista – scrive Hamelin Associazione Culturale – che ha preferito i margini della scena, affidando alla sola voce dei suoi libri il compito di dire tutto e di dire molto di più».

Il suo è un silenzio eloquente che non lascia spazio alle parole ma che, al contempo, fa sentire forte il rumore del mondo, nucleo centrale della sua poetica, così come lei stessa è stata: un’artista silenziosa, discreta, lontana dai riflettori, schiva, al punto da diventare paradossalmente misconosciuta anche al nostro paese. Ma i suoi libri no: loro vivevano e continuano a vivere sotto i riflettori, tra le dita di bambini e adulti che ancora oggi seguitano a sfogliarli e ad amarli.

Trasformazione, ciclicità, natura, immaginazione, tempo, sono parole-chiave che percorrono tutta l’opera di questa grande artista. Scientificità e fantasia si fondono per dare avvio a una produzione intramontabile al confine tra fiction e non-fiction.

I figli Michele e Agostina fanno da cavie per gli esperimenti editoriali dei genitori: sono i primi a provarne la capacità di narrazione oltre il silenzio e la leggibilità oltre l’assenza di parole. Per primi girano le schede cartonate attorno alla spiralina metallica, seguendo la magica metamorfosi del bruco in farfalla e ricominciando ancora seguendo il cerchio della vita.

Il suo tratto è pulito, minimale (da graphic designer quale era), nitido, preciso e dettagliato, quasi scientifico, con un’ascendenza pressoché orientale. Il bianco la fa da padrone sullo sfondo delle sue illustrazioni (prevalentemente a china su cartoncino) e diventa lo spazio dell’immaginazione, lo spazio del possibile, lo spazio in cui i suoni trovano il modo per farsi sentire.

Il design progettuale è accurato, preciso, intenzionale e coerente con il senso delle sue storie, ovvero la ciclicità. D’altronde, Enzo e Iela Mari li avevano concepiti per essere storie continue, appunto circolari e, in tal senso, avevano avuto una grande intuizione a favore dell’infanzia, perché per loro il bambino doveva avere la possibilità di partire dove voleva in queste storie.

Sì, perché le storie potevano in questo modo incominciare da qualunque pagina e proseguire quasi all’infinito, così come avviene per i cicli della natura, della vita, dell’esistenza, grazie ad una costa a spirale metallica che permetteva proprio questo gioco. Nulla veniva lasciato al caso, così che i tre codici dell’albo illustrato (quello iconico, quello testuale e il design progettuale) potevano fondersi perfettamente dando vita ad un oggetto ineccepibile.

Come scrive Walter Fochesato nell’articolo sulla Rivista Andersen dedicato a Iela Mari:

“[i libri di Iela Mari] Non hanno né vogliono avere una qualche morale né hanno parole di sorta. Solo pagine da sfogliare, lentamente e pianamente. Una volta arrivati alla fine si potrà ricominciare perché non c’è fine e dopo l’inverno giunge la primavera e l’albero tornerà ad offrire i suoi frutti e la catena alimentare – salvo la scelleratezza dell’uomo – riprenderà il suo cammino“.

Un design progettuale rigoroso che, ahimè, non ritroviamo più nelle pubblicazioni attuali (edite da Babalibri), perdendo così un elemento peculiare della fruizione di alcune di queste opere (mi riferisco, in particolare a La mela e la farfalla e a Mangia che ti mangio con la rilegatura a spirale).

Dopo una manciata d’anni Enzo Mari abbandonerà Iela, ma anche dopo la separazione Iela (ancora e sempre Iela Mari) seguiterà la sua produzione silenziosa, senza parole, finché il tremore alle mani e un complessivo tracollo ne decreteranno il tramonto.

Come per i suoi libri, il cerchio però non si chiude e, ancora oggi, i bambini possono incontrare (ma solo se avranno accanto adulti illuminati) queste storie meravigliose, per intraprendere il gioco della percezione, dell’interpretazione, della relativizzazione, delle prospettive, dei punti di vista e dei processi di inferenza, attraverso illustrazioni eleganti che si rivolgono all’infanzia senza infantilizzare nulla. Perché gli albi di Iela Mari sono piccole porte d’accesso per concetti più complessi, senza mai sottovalutare l’intelligenza infantile e dimostrando, così, un grande rispetto per i bambini.

Iela Mari, con gli strumenti del disegno, della pittura, della grafica, prende sul serio i bambini, dedica loro tutto quello che sa fare con le immagini, incrocia il suo sguardo con i loro sguardi.

(Giulia Mirandola, Iela Mari, il mondo attraverso una lente)

Concludo con le parole di Walter Fochesato e di Gianni Rodari:

Una lezione di stile e un profondo rispetto e interesse per il mondo dei più piccoli. Altro che consolle e giochi elettronici. Loro sanno che, come scrisse Gianni Rodari, proprio parlando della Mari nel 1969, “un pezzo di legno può diventare, di volta in volta, nave o casa, aeroplano o treno, uomo o donna”.

Se vuoi approfondire l’opera di Iela Mari, ti consiglio:

Allora, non mi resta che augurarti buone letture.

A presto…


  1. Pseudonimo di Gabriella Ferrario, nasce a Milano nel 1931. Studia all’Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano, dove incontra Enzo Mari, che diventerà suo marito; con lui collaborerà alla creazione di albi illustrati di grande innovazione grafica. Dalla fine degli anni Sessanta proseguirà il suo lavoro di illustratrice per l’infanzia ideando un linguaggio visivo unico, in cui confluiscono in modo inedito l’arte, la botanica, la fisica, la filosofia, la fotografia; molti dei suoi libri sono senza testo, con immagini essenziali ma estremamente evocative. Al pari di Bruno Munari e Leo Lionni, Iela Mari ha ridefinito il modo di pensare e progettare l’albo illustrato nell’ultimo secolo, lasciando un’impronta indelebile nella storia internazionale di questo linguaggio e segnando ancora oggi il percorso di chi lavora nel campo dell’illustrazione, della grafica, dell’editoria e della comunicazione. Muore nel 2014.
    (Biografia tratta dal Sito di Babalibri) ↩︎

Picture of Patrizia Lalli

Patrizia Lalli

Da bambina trascorrevo spesso il mio tempo ascoltando i racconti della Grande Guerra cullata dalla voce dei miei nonni; ore e ore immersa nel suono delle parole. Quando ho imparato a decifrare quei segni neri sulla carta, mi deliziavo ad ascoltare il suono della mia voce che leggeva in un pollaio a galline e conigli. Si, avete capito bene… Poi sono cresciuta… e l’amore per le storie e gli animali non mi ha abbandonata.

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