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La Custode delle storie: pensieri e parole intorno ai libri e alla buona Letteratura

Sulla Letteratura per l’Infanzia: riflettere, pensare, problematizzare

La Letteratura per bambini e ragazzi è lo specchio della società: il senso critico del lettore non può prescindere da un’idea di infanzia. (Alessia Napolitano)

Bentrovata e bentrovato,

voglio cominciare questa riflessione così, a gamba tesa, senza troppi giri di parole:

da molti anni a questa parte è sempre più diffusa la tendenza a procedere per routine nel “lavorare” con i libri, soprattutto (ma non solo) al Nido e alla Scuola dell’Infanzia. Di solito si scelgono gli albi illustrati suggeriti dalle bibliografie e si adottano le metodologie più diffuse, senza effettuare un’analisi critica basata su solidi criteri teorici.

Domina il “pensiero pensato”, il ripetere quanto già fanno tutti, seguendo il pifferaio magico o quelle che J. Bruner chiama “idee ingenue”.

Un luogo diventato fonte di grande ispirazione è il web con i suoi brulicanti siti, blog, social network e video che consigliano le bibliografie, suggeriscono i libri adatti alle diverse fasce d’età, esemplificano le varie modalità di letture animate.

Domina lo spontaneismo e l’esposizione di opinioni personali non supportate da teorie letterario-pedagogiche o da esperienze di ricerca-azione sul campo.

Per i professionisti dell’educazione (insegnanti, educatori, promotori di lettura) ritengo sia invece necessario non accettare passivamente tutto questo, bensì problematizzare, riflettere e ripensare l’agire educativo. Occorre interrogarsi costantemente per trovare i problemi e le criticità laddove sembra che apparentemente non ce ne siano, perché la consuetudine è nemica dell’innovazione e ostacola il miglioramento dell’educazione.

Chi educa veramente non si accontenta di verità già codificate, di formule e ricette da applicare, di usare il sapere già in uso, ma dovrebbe attuare quotidianamente un cammino riflessivo che aiuti a cogliere superficialità, errori, idee ingenue, conformismo metodologico.

Soltanto attraverso questa postura mentale (l’habitus di ciascun professionista implicato nei processi educativi) si può, a mio avviso, arricchire l’immaginario del bambino e le sue competenze attraverso la proposta e la lettura degli albi illustrati e della narrativa. E questo non è compito solo dell’educatore o dell’insegnante, ma anche di tutti gli adulti-mediatori che leggono “per” e “con” i bambini e i ragazzi (lettori, promotori, volontari, ecc.).

Occorre mettere in conto che è difficile cambiare, non adeguarsi alla routine o al mainstream, perché l’essere umano tende per sua natura a conservare tutto ciò che consolida la sua identità e il suo modo di pensare. Il dire “si è sempre fatto così” crea sicurezza e tranquillità, mentre agire in modo diverso, e quindi controcorrente, genera disagio, difficoltà, conflitto interiore, perché il problematizzare destabilizza e cozza contro il nostro sapere ingenuo. Facilmente si rinuncia a pensare, a prendere una strada diversa, a mettere in pratica il sapere teorico acquisito.

L’educatore che mette al centro il bambino e la sua educazione dovrebbe invece accettare e gestire questo conflitto trovando il coraggio di cambiare per migliorare l’educazione dei bambini attraverso la narrativa illustrata.

La postura problematizzante, quella che dovrebbe connotare ogni valido educatore, porta giustamente a chiedersi: perché mi consigliano di leggere quell’albo illustrato? Siamo sicuri che sia adatto a quell’età? È interessante e originale oppure è scontato e banale? Le illustrazioni sono artistiche oppure stereotipate e ripetitive? Perché leggere ad alta voce ai bambini in modo animato o in modo cantilenato? Dietro a questi consigli e abitudini ci sono delle teorie? Oppure è tutto frutto di “spontaneismo creativo”, di idee e opinioni personali prive di una solida teoria di riferimento?

Educare alla lettura significa non tanto affascinare e divertire i bambini, ma far provare loro il piacere che deriva dall’avere compreso a fondo e gustato una storia.

Questo è solo un esempio, ma sono tantissimi i casi di albi illustrati da ri-analizzare e re-interpretare per scoprire che non sono adatti per la fascia 0-3 anni, in quanto di difficile comprensione.

Come fare?

Occorre basarsi sulla conoscenza teorica che è il nostro punto di riferimento per valutare, cogliere criticità, scegliere e impostare un nuovo modo di promuovere la lettura: ad un educatore o insegnante o promotore della lettura professionista si richiede, quindi, una solida preparazione pluridisciplinare e una verifica sul campo di quanto selezionato e proposto (osservando i bambini dialogare tra loro e cogliendone interessi e capacità di comprensione).

Ecco i concetti-chiave che dovrebbero guidare l’agire degli adulti-mediatori e costituire il fondamento dell’educazione alla lettura dal Nido d’infanzia in poi:

  1. problematizzare per cogliere le criticità editoriali e metodologiche;
  2. riflettere e ripensare le proprie scelte e pratiche operative;
  3. accettare e gestire il conflitto cognitivo tra routine e innovazione;
  4. avere il coraggio di innovare;
  5. scegliere albi illustrati e strategie didattiche facendo riferimento a criteri scientifico-umanistici.

Un’idea pedagogica forte dovrebbe guidare l’attività del Promotore di lettura, cioè mettere al centro il bambino facendolo diventare un autentico protagonista delle letture.

Troppo spesso si è osservato sul campo come le progettazioni educative sulla lettura, per quanto curate, sembrino dimenticare il bambino vero e autentico, con i suoi interessi, i suoi bisogni narrativi, i suoi gusti, le sue competenze: urge la necessità di decentrarsi, superando il proprio gusto personale e cercando di mettersi da parte del giovane lettore, così da poter scegliere i libri da proporre in funzione delle sue esigenze. E’ una postura mentale purtroppo ancora poco diffusa, perché l’adulto tende a pianificare le attività di lettura in relazione agli obiettivi di apprendimento: ad esempio, usare i libri per trasmettere vari tipi di insegnamento, pratica alquanto scorretta se pensiamo alle rinnovate funzioni della Letteratura per l’infanzia.

Per progettare “a misura di bambino“, il Promotore della lettura professionista dovrebbe chiedersi: cosa potrebbe interessare i bambini del gruppo? La storia è interessante e dinamica per loro? Le illustrazioni sono comprensibili per bambini/e di questa età? La storia è scritta dal punto di vista del bambino o da quello dell’adulto che vuole insegnare? Come leggere ad alta voce? Come presentare quello specifico albo illustrato? Il formato dell’albo è adeguato per una lettura di gruppo? Cosa fare dopo la lettura ad alta voce che interessi il giovane lettore e lo incoraggi ad esplorare il testo?

Questi sono alcuni interrogativi da cui partire per programmare attività di lettura che mettono al centro il bambino.

E ancora: cosa significa rendere i bambini protagonisti della lettura?

Significa tener conto della loro complessità e ricchezza emotivo-affettiva e cognitiva: essi sono soggetti interessati, attivi, curiosi e logici, ricercatori di significati e amanti della lingua. Quindi, le letture vanno scelte in rapporto a questo modo di essere: storie illustrate comprensibili ma interessanti, non finalizzate a trasmettere messaggi. Essere protagonisti implica anche poter esercitare i propri diritti di bambino e di lettore, cioè sentire rileggere i propri albi preferiti, poterli sfogliare liberamente, parlare ed essere ascoltati dall’adulto-mediatore.

Costruite librerie con orizzonti larghi perché sono mondi da esplorare. Costruitele con tutti i colori del nostro mondo.

Allora, non mi resta che augurarti buone letture.

A presto…

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Patrizia Lalli

Da bambina trascorrevo spesso il mio tempo ascoltando i racconti della Grande Guerra cullata dalla voce dei miei nonni; ore e ore immersa nel suono delle parole. Quando ho imparato a decifrare quei segni neri sulla carta, mi deliziavo ad ascoltare il suono della mia voce che leggeva in un pollaio a galline e conigli. Si, avete capito bene… Poi sono cresciuta… e l’amore per le storie e gli animali non mi ha abbandonata.

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